domenica 30 ottobre 2016

La struttura del Paradiso

La struttura del Paradiso

La struttura del Paradiso dantesco riprende la cosmologia geocentrica aristotelica del cosiddetto sistema tolemaico: al centro dell’universo si trova la Terra e intorno ad essa ruotano nove sfere concentriche, i nove cieli del Paradiso ( rivelando l’esistenza di una gerarchia di perfezione e di gratitudine verso l’amore di Dio).

Il terzo Regno ultraterreno non è un luogo fisico: gli angeli che Dante incontrerà sono un effetto di luce e musica e tutti gli “abitanti” di questo Regno si trovano nell’Empireo, ma in ogni cielo il Pellegrino incontra dei beati per rendere comprensibile alla sua mente mortale l’esperienza del Paradiso, come gli sarà spiegato dalla sua guida Beatrice.

Le prime sette sfere celesti riprendono il nome dai sette pianeti che hanno la loro orbita intorno alla terra e rispettivamente:


il cielo della Luna, cielo degli angeli e degli spiriti che mancarono ai voti; 

il cielo di Mercurio, cielo degli arcangeli e degli spiriti attivi per desiderio di gloria; 
il cielo di Venere, cielo dei principati e degli spiriti amanti; 
il cielo del Sole, cielo dei potestà e degli spiriti sapienti; 
il cielo di Marte, cielo delle virtù e degli spiriti militanti; 
il cielo di Giove, cielo delle dominazioni e degli spiriti giusti;
il cielo di Saturno, cielo dei troni e degli spiriti contemplativi.


L’ottavo cielo è la sfera celeste delle Stelle Fisse, cielo dei cherubini nel trionfo di Cristo e di Maria, in cui orbitano tutti gli astri in posizioni reciproche e sempre uguali fra loro.

Nel nono cielo si trova il Primo Mobile, o Cristallino, il cielo dei serafini, il quale regola il movimento di tutti gli altri cieli sottostanti.




sabato 29 ottobre 2016

Il cielo della Luna: Piccarda

Il cielo della Luna: Piccarda

Il cielo della Luna è il cielo degli angeli che mancarono ai voti.
qui Dante incontra Piccarda che racconta del suora pimento dal convento per andar, contro la sua volontà, in sposa ad un ricco  giovane di nome Rossellino.























venerdì 14 ottobre 2016

I 5 malfatti

I 5 malfatti


Erano cinque. Cinque così malfatti.

Il primo era Bucato. Quattro grossi buchi in mezzo alla pancia.

Il secondo era Piegato in due, come una lettera da spedire.

Il terzo era Molle, sempre stanco, addormentato.

Il quarto era Capovolto. Naso in giù e gambe in su.

E il quinto…lasciamo perdere. Il quinto era Sbagliato dalla testa ai piedi. Un ammasso di stranezze. Una catastrofe.

Non riuscivano a concludere niente nella vita né avevano voglia di fare granchè. Abitavano in una grande casa sbilenca che sarebbe potuta crollare da un momento all’altro. Discutevano spesso su chi, fra loro, fosse il più malfatto. Questo li divertiva molto. Un giorno, da non si sa dove, arrivò un tipo straordinario.

Era bello, liscio, perfetto. Aveva un naso al posto del naso, un corpo bello dritto, nemmeno un buco in pancia e pure una bella capigliatura.

“Cosa fate qui?” chiese il tipo perfetto.

“Boh, niente, sbagliamo tutto” risposero i cinque amici.

“Ah, ma non va bene! Bisogna trovarvi qualcosa, un progetto, una soluzione, un’idea!” disse il Perfetto.

“A me le idee passano attraverso”, disse quello Bucato.

“Io le idee non le trovo in tutte queste pieghe” disse il Piegato.

“Le mie sono molli e deboli” disse, per l’appunto, il Molle.

“Io ce le ho tutte al contrario le idee”, disse il Capovolto

“E  le mie, ovviamente, sono tutte sbagliate” disse lo Sbagliato.

“Dunque non servite a niente! Siete delle vere nullita’! “disse il Perfetto con aria disgustata.

“Sarà” disse il Bucato, “però io non mi arrabbio mai: la rabbia mi passa attraverso”.

“Mah” disse il piegato “io conservo tutti i ricordi qui, nelle mie pieghe”.

“Bzz” fece il Molle che, nel frattempo, era crollato addormentato.

“Eh!” disse il Capovolto, “io vedo le cose che gli altri non vedono”

“Ahaaaa!” rise lo Sbagliato, “io, che sono tutte sbagliato, quando mi riesce qualcosa si fa festa!”


E dandosi pacche sulle spalle se ne andarono, più contenti che mai, mentre il Perfetto resto lì, solo, a bocca aperta. Come un vero, perfetto stupido.”